Data: 31/12/2013 - Anno: 19 - Numero: 3 - Pagina: 24 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Maria De Stefano (Altri articoli dell'autore)
(Dalla professoressa Maria De Stefano, Presidente del Centro Ricerca Arte Tessile e appassionata maestra d’arte del tessuto, abbiamo ricevuto in omaggio l’interessante volume “Frammenti tessili” e l’articolo che segue con cui l’Autrice valorizza ed esalta la nobile e delicata arte della tessitura a mano e la maestrìa della bravissima tessitrice badolatese Luisa Valenti Lanciano, che può benissimo essere considerata -a parer nostro- degna rappresentante delle centinaia e migliaia di donne di Badolato, che per secoli hanno prodotto piccoli e grandi capolavori d’arte. Da queste colonne rinnoviamo alla professoressa De Stefano il nostro ringraziamento per il valido contributo. BADOLATO (CZ) - Luisa Lanciano Maestra dell’arte del tessuto a mano PASSIONE E CONDIVISIONE
Dalla passione per la tessitura è nato il desiderio di far condividere ai più il fascino di questa arte antica, eppure sempre attuale e vitale. Pur non avendo la pretesa di rappresentare in pieno il mondo della tessitura calabrese, il 1° Quaderno Arte tessile calabrese della provincia di Catanzaro “FRAMMENTI TESSILI” vuole offrire un panorama di questa realtà in alcuni centri della nostra terra, in particolare della zona catanzarese: dalle anziane “majìstre” alle giovani che stanno riscoprendo l’arte del tessere come nuova forma professionale, dalle note prettamente tecniche alle immagini dei lavori, dall’intreccio di testimonianze ed illustrazioni ai notevoli dati raccolti in tre parti, abbiamo messo a fuoco, anche nell’esecuzione illustrativa, le tipologie e le specifiche valenze in rapporto al territorio, il significato rappresentato nella cultura locale, nonché le capacità oggi presenti di esprimere “creatività e manualità”. Il volume è costituito da testimonianze tradizionali e contemporanee. È stato necessario, dai molti dati raccolti, frazionare i siti per provincia, per meglio mettere a fuoco le tipologie, in rapporto sia al territorio e alle tradizioni, che essi rappresentano nella cultura locale, sia alle capacità odierne che devono essere confrontate con la creatività e manualità di un tempo. La tessitura nel territorio della Provincia di Catanzaro, risulta essere ben distribuita in ogni comune offrendo specificità di competenze legate sempre alla tradizione. Questo volume vuole essere una sintesi, una testimonianza e una verifica nel mondo umano della tessitura. E la conobbi, finalmente... ’a Majìstra. Quando entrai nella sua accogliente casa vidi uno sguardo profondamente umano in un volto cordiale e sereno: le rughe sul viso leggevano un passato di amore e dedizione alla famiglia, quelle sulle mani di passione e devozione ad un amante fedele e mai esigente, il telaio. Captavo le sue parole e recepivo il suo umile ma vibrante dire con l’emozione che mi veniva dal fatto che pur essendo antichi, quei “mestieri” e quegli “oggetti” mi comparivano sorprendentemente “nuovi” e stupendamente “attuali”.
Non era la prima volta che entravo in quel paradiso fasciato da brillanti e fulgide sete ma quelle parole, quei gesti, quelle opere avevano incantato la mia anima e scosso il mio cuore come una ragazzina alla prima cotta. Ogni singola sillaba che la sua bocca proferiva veniva rubata avidamente dalla mia attenzione, ogni tecnica di lavorazione da lei illustrata stuzzicava la mia sete di sapere, ogni creatura da lei partorita sorprendeva il mio occhio visibilmente ammaliato da una tale meraviglia che si offriva semplicemente ad una sconosciuta. Saggezza, esperienza e talento sottolineavano costantemente le parole e le mani di quella straordinaria donna ed io non tralasciavo nulla consapevole della fondamentale importanza della conoscenza messa a fuoco non solo delle tecniche di lavorazione dei manufatti serici, ma anche di messaggi di vita che una tale persona può donarti. Emozioni contrastanti ed appetito artistico si rinnovavano ad ogni lavoro che ’a Majìstra mi mostrava: manufatti di raffinata applicazione, archetipi di notevole valore artistico, lavori nati dall’abile manualità di chi vive un’arte ancestrale, un’arte apparentemente umile e spontanea invece basata sulla ricerca di minuzie, gusto, armonia geometrica, cromatismo, elegante e accurata selezione non di un filo ma del filo, quello nato per dar vita ad una trama e di quella trama l’unico possibile soffio vitale. Ad ordire quelle opere, quelle meravigliose trame, non soltanto finezza ed estro continua a pag. 26 ma storia atavica, una storia fatta di abnegazione e dedizione: quei teli, quelle tovaglie, quelle coperte erano racconti gentili e odorosi di mani abili e laboriose, mani che avevano il profumo della ieraticità della casa , della famiglia, della tradizione. Quei lavori, quei ricami, quelle trame floreali, fiabesche che intrecciano e raccontano le stagioni dell’anno e della vita, quei decori dai tratti armoniosi... mi si presentavano come un inno alla vita, un omaggio all’eterna femminilità calabrese e all’eleganza sublime e discreta della donna delle nostre contrade, della creatura che sa conoscere, apprezzare e valorizzare, che trasforma la sua fatica in dono, il genio in arte… e l’arte scandisce il tempo. Eppure non mi bastava ancora. Oltre alla storia di quella preziosa merce era per me indispensabile conoscere direttamente dalle labbra d’a Majìstra la storia di coloro che sedendo prima di lei al telaio le tramandarono ed arricchirono questo fuoco sacro. Non mi ero ancora da lei congedata che così mi ripromettevo di far ritorno in quella casa, da quella madonna, che con cuore di madre, prima ancora che di Majìstra, regalava esempi di vita e di saggezza, senza nulla chiedere in cambio. L’immagine di lei seduta al telaio che fu dei suoi avi e il ricordo di quella sua timbrica voce mi permisero quasi di ripercorrere momenti della sua storia. E assemblando parole e mottetti popolari, snocciolati con la naturalezza dei semplici... e carpendone le dolci e armoniose sfumature dell’immutato e romantico dialetto badolatese, ho così rispolverato, condensato, la vita vissuta dai suoi antenati, una vita fatta di lavoro onesto e di sofferenza ma ricca di umanità e dignità. Una storia che ha le sue radici nei primi anni dell’Ottocento ed il suo capostipite in Francesco Argirò, di mestiere armiere, che sposa una giovane tessitrice, Teresa Schiavone, e dalla cui unione nascono due figlie, Anna e Caterina. Caterina, la nonna di Luisa, a sua volta sposa Francesco Schiavone, un tintore formatosi a Napoli. Una casa la loro, in via Carmine nel quartiere “Destro”, adibita, come spesso succedeva, anche a bottega e nella quale abitavano insieme alle loro 4 figlie Teresa, Immacolata, Nazarena e Rosa. Quando Teresa rimase vedova, andò a vivere con Caterina. Iniziò ad aiutarla con la tessitura mentre nonno Francesco continuava ad occuparsi della tintura dei tessuti e dei filati… Le navette erano realizzate dai pastori che impiegavano una particolare radice e perso
nalizzavano il loro souvenir con il marchio di fabbrica rappresentato dalle proprie iniziali e dalla data di realizzazione incise con la punta di un coltellino. Il bastoncino che faceva da sostegno alla spoletta con il filo veniva ricavato dal germoglio selvatico dell’ulivo (ancora oggi usato). “Io fui e sono la prosecutrice di un’arte che costa sacrificio... applicazione... ma che ripaga con soddisfazioni inenarrabili, gioie intime e grandi che ti scuotono ogni qualvolta dalle tue mani e dal tuo metodico, ripetitivo, stupendo lavoro vedi nascere qualcosa di bello di unico… qualcosa che proviene dalla magnificenza di Dio e dalla bellezza del suo Creato... dalla complicità irrazionale delle sue più umili creature... il fragile bozzolo di una farfalla o il soffice manto di una pecorella... un gracile ciuffo di cotone o un altero ramo di ginestra… le frenetiche mani di una donna... sale della terra e madre delle genti... È bello essere tessitrice… tanto quanto essere donna. Ed io sono felice di essere donna, madre, tessitrice: eternare il mio passaggio nel mondo con il frutto del mio ventre e quello delle mie mani, i miei lavori che possano essere invito a chi verrà dopo di me e vorrà dedicarsi a questa sublime arte. Oggi vivo serenamente il mio tempo, quello dell’ozio meritato, della mercede del mio lavoro, al sole del mio tramonto, felice con i miei figli adorati e con il ricordo di mio marito Pasquale, il compagno della mia vita... Mi conforta la rosea speranza che altri seguiteranno l’arte del telaio... questa secolare tradizione di Badolato, del mio piccolo e amato paesello e di tantissimi altri paesi di Calabria dove la famiglia, la tradizione e l’arte degli antichi padri hanno ancora un valore profondo, umano e culturale.” Segue da pag. 25 Come una madre orgogliosa che presenta al mondo suo figlio e con occhio discreto, ma vigile lo osserva allontanarsi nella vita, Luisa apre la capiente scatola di cartone che trabocca di campionari e li passa in rassegna esaltandone le peculiarità di motivi e colori, perché nessun figlio è uguale all’altro. Denominatore comune la seta naturale, la materia da lei preferita che coniuga sapientemente a motivi sempre diversi e per questi unici. Pregiato e poco conosciuto fino ad oggi il motivo a stella che Luisa realizza con una armatura esclusiva usata nel Basso Ionio, il numero di licci differisce dai dettami - un liccio cosiddetto maestro - con un numero di maglie complessivo di tutti i licci usati. Questo comporta l’esecuzione di un movimento di base intermedio al rimettaggio originale con delle caratteristiche di tessuto ben compattato. La sapienza e l’estro insiti nella esperta maestra influiscono nella scelta di filati e colori, negli schemi decorativi, nelle armature, conferendo unicità e di pregio ai manufatti. A garantire il profilo estetico la certosina scelta dei filati (seta naturale prodotta in zona dove oggi purtroppo è scomparso l’allevamento del baco); ed a distanza di anni si può constatare come tali tessuti mantengano la brillantezza originale, senza alterazioni di colore e resistenza delle fibre. La scelta dei capi da eseguire veniva fatta dai committenti; il corredo delle figlie rappresentava comunque la richiesta più frequente. Quella che oggi è diventata purtroppo sempre più monopolio di pochissime donne, un tempo invece era un’arte concorrenziale con conseguente selezione tra le diverse majìstre. Le firme più autorevoli ed accreditate venivano scelte per commissionare i lavori destinati ai ceti sociali più alti con corrispondente preferenza del filato di sete e delle armature più complesse. Maria De Stefano (Ha collaborato nei testi Angela Vatrano di Guardavalle) |